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obesità

L'obesità è una condizione medica caratterizzata da un eccessivo accumulo di grasso corporeo che può portare effetti negativi sulla salute con una conseguente riduzione dell'aspettativa di vita.

Il termine deriva dal latino «obesitas», che indica la condizione di chi è «grasso, grosso o paffuto», a sua volta derivato da «esum», participio passato di «ĕdere» («mangiare»), con l'aggiunta del prefisso «ob» («per, a causa di»). L'uso del vocabolo «obesity» è documentato nella lingua inglese a partire dal 1611.

Si tratta di una patologia tipica, anche se non esclusiva, delle società dette "del benessere". L'Organizzazione mondiale della sanità definisce l'obesità attraverso l'indice di massa corporea (IMC), un dato biometrico che mette a confronto peso e altezza: sono considerati obesi i soggetti con IMC maggiore di 30 kg/m², mentre gli individui con IMC compreso fra 25 e 30 kg/m² sono ritenuti in sovrappeso.

Dieta alimentare corretta, esercizio fisico e approccio psicologico sono le basi per la terapia preventiva e curativa dell'obesità; per favorire il trattamento possono essere prescritti farmaci dimagranti che agiscono riducendo l'appetito o inibendo l'assorbimento del grasso. Come stabilito delle linee guida internazionali elaborate nel 1991, qualora l'IMC sia superiore a 40 kg/m² oppure sia compreso fra 35 e 40 kg/m² con contemporanea presenza di fattori di rischio, si ricorre alla chirurgia bariatrica, per esempio introducendo un palloncino intragastrico.

L'obesità rappresenta la principale causa di morte prevenibile in tutto il mondo, con l'aumento della prevalenza in adulti e bambini, ed è considerata uno dei più gravi problemi di salute pubblica del XXI secolo. Essa è stigmatizzata in gran parte del mondo moderno (in particolare nella civiltà occidentale), anche se in alcuni momenti storici è stata percepita come un simbolo di ricchezza e fertilità, come è tuttora in alcune regioni del globo.

  • Cannella, un'arma contro l'obesità

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    cannella

    La cannella, spezia aromatica ricca di gusto e proprietà terapeutiche, può rappresentare un'arma contro l'obesità. L'aldeide cinnamica, olio essenziale che conferisce alla cannella il suo sapore, migliora infatti la salute metabolica, agendo direttamente sulle cellule di grasso, o adipociti, inducendoli a cominciare a 'bruciare' energia attraverso un processo detto termogenesi. È quanto emerge da uno studio dello University of Michigan Life Sciences Institute, pubblicato sulla rivista Metabolism.

  • Demenza: l'obesità aumenta il rischio

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    demenza

    Tenere sotto controllo il peso corporeo aiuta a prevenire la demenza o, perlomeno, a posticiparne l'insorgenza. È quanto emerge da una ricerca condotta da un gruppo di ricercatori dell’University College of London che ha analizzato i dati di 1,3 milioni di adulti relativi a 39 studi longitudinali condotti negli USA, nel Regno Unito, in Francia, Svezia e Finlandia.

    Chi ha un elevato indice di massa corporea è più a rischio di sviluppare demenza rispetto a chi ha un peso nella norma. Tuttavia, la perdita di peso che si verifica poco prima dell’esordio della malattiapotrebbe mascherare questo effetto.

  • Epidemia di obesità causata da 'trucco' per la sopravvivenza

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    Lo stesso trucco molecolare che permise all'uomo preistorico di non morire di fame potrebbe essere la causa della moderna epidemia di obesità. Tutto, infatti, ruota attorno a una proteina, chiamata Rage, che ha il compito di interrompere la scomposizione del grasso che viene immagazzinato in caso di stress.
  • Essere in sovrappeso può portare alla depressione

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    I chili di troppo fanno rima con depressione, anche se la persona interessata non presenta altri problemi di salute. La prova più forte mai dimostrata di questo legame arriva da uno studio che ha mostrato come l'obesità non solo aumenti il rischio di malattie croniche ma anche di disturbi dell'umore.

    Una ricerca pubblicata su Jama poche settimane fa mostrava come le persone affette da depressione maggiore abbiano un rischio genetico più elevato di sviluppare obesità. Il nuovo studio, pubblicato sull'International Journal of Epidemiology, indaga invece l'aspetto psicologico.

    I ricercatori hanno esaminato i dati della Biobanca britannica relativi a oltre 48.000 persone con depressione nate tra il 1938 e il 1971, confrontandoli con un gruppo di controllo di 290.000 persone. Le informazioni mediche sono state incrociate con quelle genetiche e hanno rivelato come il sovrappeso provochi depressione anche in chi non presenta predisposizione genetica a una serie di problemi di salute correlati con i chili di troppo. E questo era particolarmente evidente nelle donne.

    «Abbiamo separato la componente psicologica dell'essere in sovrappeso dall'impatto dei problemi di salute legati all'obesità utilizzando i geni associati a un più alto indice di massa corporea, ma con un rischio inferiore di malattie correlate al sovrappeso», spiega Elina Hypponen, dell'Università del South Australia (UniSA). Dai risultati emerge inoltre che «l'impatto psicologico dell'obesità può causare depressione, il che però rende molto più difficile per queste persone adottare abitudini di vita sane», conclude Jess Tyrrell, dell'Università britannica di Exeter.
     
    https://www.federfarma.it/Edicola/Filodiretto/VediNotizia.aspx?id=18201&titolo=Essere-in-sovrappeso-puo-portare-alla-depressione
     
  • Il legame tra artrosi e obesità scavalca le generazioni

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    Essere obesi non aumenta solo la probabilità di ammalarsi in prima persona di artrosi ma influenza an-che il rischio per le generazioni future.
  • In Italia 6 mln obesi, 15.000 ogni anno ricorrono al bisturi

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    Il grasso in eccesso è uno dei più diffusi problemi di salute e in Italia riguarda oltre 16 milioni di persone in sovrappeso e 6 milioni di obesi. A fronte di questi numeri, i pazienti che fanno ricorso al bisturi sono circa 15 mila l'anno, e tutti concentrati nelle regioni del Nord. Numeri molto più bassi rispetto al resto d'Europa. A fare il punto oggi, a Roma, la quarta edizione del "Live Surgery Workshop in Chirurgia Bariatrica e Laparoscopica", promosso dalla "Obesity Unit" del Policlinico Tor Vergata. 
  • L'Europa è sempre più obesa

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    obesita

    Non si arresta l'epidemia di obesitàin Europa e ormai oltre il 50 per cento della popolazione adulta del continente è sovrappeso, a cui si aggiunge un 20% di obesi. Lo hanno ricordato qualche giorno fa  gli organizzatori della Giornata Europea dell'Obesità, che si celebra il 18 maggio. L'Italia quest'anno ha partecipato anche con due iniziative istituzionali: l'adesione alla rete globale Open-Obesity Policy Engagement Network, e la creazione del primo gruppo interparlamentare dedicato al problema.

  • L'obesità aumenta di 6 volte il rischio di diabete

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    obesita

    L'obesità rappresenta il principale fattore di rischio per il diabete di tipo 2. È quanto emerge da un nuovo studio presentato dai ricercatori dell'Università di Copenaghen al 55/o Congresso dell'Associazione europea per lo studio del diabete (Easd) che si apre oggi a Barcellona.

  • La chirurgia dell'obesità fa bene anche alla salute dei reni

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    La chirurgia dell'obesità (bariatrica), oltre a consentire una marcata riduzione di peso, ha degli effetti benefici sulla funzionalità renale e sulla salute dei vasi, specie se il paziente che vi si sottopone è giovane e in buone condizioni di salute generale.

    Lo dimostra uno studio condotto su 25 soggetti gravemente obesi sottoposti a bypass gastrico (un tipo di chirurgia bariatrica) e presentato a Berlino in occasione di EASD 2018, il convegno della European Association for the Study of Diabetes e in via di pubblicazione sulla rivista Obesity. Coordinato da Anna Solini dell'Università di Pisa e membro della Società Italiana di Diabetologia (SID), il lavoro dimostra anche che alcuni semplici esami (un'ecografia renale e delle carotidi) consentono di prevedere quali pazienti trarranno dall'intervento i maggior benefici sui reni e sui vasi.
  • Malattie pericolose in gravidanza per una donna fertile su 3

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    Da diabete a obesità, da depressione a pressione alta, solo per citarne alcune: una donna su tre in età riproduttiva soffre di almeno una malattia cronica che può compromettere l'esito o complicare una eventuale gravidanza e mettere in serio rischio la salute della donna. Lo rivela uno studio della University of Utah Health pubblicato sul Journal of General Internal Medicine.
  • Mangiare piano e niente cena tardi contro obesità

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    Mangiare lentamente, non fare spuntini dopo cena e non mangiare nelle 2 ore precedenti al riposo notturno: è questa la ricetta per dimagrire secondo un maxi studio condotto in Giappone e pubblicato sulla rivista BMJ Open. Infatti chi adotta queste tre sane abitudini è tendenzialmente più magro e ha un girovita più stretto. Condotto da Haruhisa Fukuda della Università Kyushu a Fukuoka, lo studio ha coinvolto quasi 60000 persone con diabete, sottoposte a questionari e check up periodici tra 2008 e 2013 (con controllo del peso e del girovita, analisi del sangue etc).
  • Nelle persone obese il grasso si deposita anche nei polmoni

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    Nelle persone obese o in sovrappeso il grasso in eccesso si accumula anche nei polmoni, contribuendo a causare problemi respiratori. A rivelarlo, per la prima volta, è uno studio che mostra co-me il peso corporeo abbia un impatto sulla struttura delle vie aeree. I risultati, pubblicati sull'European Respiratory Journal, potrebbero spiegare perché i chili di troppo vadano di pari passo il rischio di asma.
  • Nuovo percorso su lotta obesità grazie a 2 recettori

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    In futuro potrà essere possibile ridurre l'assorbimento dei grassi da parte dell'intestino agendo sui geni. Ciò, grazie a due recettori che sono presenti al livello dei latteali, cioè dei vasi linfatici intestinali che vengono coinvolti nell'assimilazione dei grassi. E', questa, una nuova prospettiva per cercare di porre rimedio all'iperlipidemia e all'obesità. La scoperta di questo meccanismo, fino ad ora sconosciuto, ha la firma di un team internazionale di studiosi.
  • obesità

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    L'obesità è una condizione medica caratterizzata da un eccessivo accumulo di grasso corporeo che può portare effetti negativi sulla salute con una conseguente riduzione dell'aspettativa di vita.

    Il termine deriva dal latino «obesitas», che indica la condizione di chi è «grasso, grosso o paffuto», a sua volta derivato da «esum», participio passato di «ĕdere» («mangiare»), con l'aggiunta del prefisso «ob» («per, a causa di»). L'uso del vocabolo «obesity» è documentato nella lingua inglese a partire dal 1611.

    Si tratta di una patologia tipica, anche se non esclusiva, delle società dette "del benessere". L'Organizzazione mondiale della sanità definisce l'obesità attraverso l'indice di massa corporea (IMC), un dato biometrico che mette a confronto peso e altezza: sono considerati obesi i soggetti con IMC maggiore di 30 kg/m², mentre gli individui con IMC compreso fra 25 e 30 kg/m² sono ritenuti in sovrappeso.

    Dieta alimentare corretta, esercizio fisico e approccio psicologico sono le basi per la terapia preventiva e curativa dell'obesità; per favorire il trattamento possono essere prescritti farmaci dimagranti che agiscono riducendo l'appetito o inibendo l'assorbimento del grasso. Come stabilito delle linee guida internazionali elaborate nel 1991, qualora l'IMC sia superiore a 40 kg/m² oppure sia compreso fra 35 e 40 kg/m² con contemporanea presenza di fattori di rischio, si ricorre alla chirurgia bariatrica, per esempio introducendo un palloncino intragastrico.

    L'obesità rappresenta la principale causa di morte prevenibile in tutto il mondo, con l'aumento della prevalenza in adulti e bambini, ed è considerata uno dei più gravi problemi di salute pubblica del XXI secolo. Essa è stigmatizzata in gran parte del mondo moderno (in particolare nella civiltà occidentale), anche se in alcuni momenti storici è stata percepita come un simbolo di ricchezza e fertilità, come è tuttora in alcune regioni del globo.

  • Obesità e grasso su pancia potrebbero restringere cervello

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    I chili di troppo, e in particolare il grasso accumulato sulla pancia, potrebbero essere associati a restringimento del volume del cervello. Lo rivela uno studio condotto da Mark Hamer, della Loughborough University nel Leicestershire, (Inghilterra).
  • Obesità e sindrome metabolica: mangiare velocemente aumenta il rischio

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    mangiare

    Mangiare lentamente riduce le probabilità di diventare obesi o di sviluppare la sindrome metabolica: mangiare velocemente, infatti, può provocare fluttuazioni nel livello di zucchero nel sangue, che possono portare all’insulino-resistenza, nota anche come sindrome metabolica, ovvero ad una combinazione di disturbi che moltiplicano il rischio di malattie cardiache, diabete e ictus.

  • Obesità figlia dell'eccesso di cibo e non della sedentarietà

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    Mangiare troppo, e non essere sedentari, è la vera causa dell'epidemia di sovrappeso e obesità nel mondo: contro quanto si dice da sempre, non è la carenza di attività fisica nel mondo moderno che porta ai chili di troppo, ma l'eccesso di cibo. Lo suggerisce uno studio condotto presso la Baylor University e pubblicato sulla rivista Science Advances, che confronta la spesa energetica di bambini di tribù dell'Amazzonia con quella di bimbi sedentari occidentali: il dispendio energetico di questi bambini è simile.
  • Obesità seconda causa evitabile di tumori dopo il fumo

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    «L'obesità e il sovrappeso sono la seconda causa evitabile di tumori dopo il fumo», ma ancora poche persone ne sono consapevoli. E' scritto provocatoriamente su un pacchetto di sigarette e non passa inosservato, il messaggio che arriva dagli esperti riuniti oggi a Roma, in occasione del primo Summit Italiano sull'Obesità, organizzato nell'ambito del programma internazionale Changing Obesity, con il sostegno di Novo Nordisk.
  • Sei milioni di italiani 'obesi dentro', fegato a rischio

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    Apparentemente longilinei, ma in realtà 'obesi dentro': è la situazione paradossale si stima riguardi circa sei milioni di italiani. Tanti sono infatti coloro che, pur essendo magri, hanno un metabolismo simile a quello di chi è in sovrappeso, ossia caratterizzato da un accumulo di depositi di grasso nel sangue o nel fegato.

    A mettere in guardia sono gli esperti della Società Italiana di Medicina Interna (Simi), in occasione del 119/mo Congresso Nazionale che si chiude oggi a Roma. «I 'magri metabolicamente obesi' - spiega Franco Perticone, presidente della Simi - possono nascondere gli stessi problemi di quelli con soprappeso», in particolare, il fegato grasso, o steatoepatite non alcolica (Nash), che può predisporre allo sviluppo di malattie croniche come la cirrosi e il tumore del fegato.

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