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ALIMENTAZIONE SALUTARE

La Chimica nel piatto. Di Rocco Palmisano

Written by CYBERMED NEWS
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Anche questo articolo lo voglio dedicare alla chimica nel piatto perché è un argomento troppo importante a cui ci si sta inesorabilmente abituando. È risaputo che alcune sostanze come l’alcol, la nicotina, il caffè, lo zucchero, ecc. creano dipendenza. Purtroppo, molte sostanze chimiche, soprattutto gli esaltatori di sapore e odore, creano a lungo andare dipendenza. Questo fenomeno è poco trattato a livello sanitario e di ricerca scientifica. Inoltre, l’utilizzo degli odori e dei sapori chimici è molto pericoloso in quanto essi ingannano i sensi i quali non riconoscono questi nuovi odori e sapori perché in natura non ci sono corrispondenti.

 

Queste sostanze devono essere necessariamente neutralizzate dal fegato che è la nostra centrale di elaborazione biochimica. Infatti, tutte le sostanze che vengono assorbite dai villi intestinali passano dal fegato che le elabora facendole passare nel sistema o eliminandole, attraverso i dotti biliari, nell’intestino affinché vengano espulse tramite le feci. Può succedere che le sostanze non conosciute dal nostro sistema biochimico immunitario sfuggano al controllo epatico e, quindi, entrano nel sistema circolatorio. A questo punto, queste sostanze possono andare a danneggiare tutti gli organi del corpo compreso il cervello.

L’aumento indiscriminato della chimica nel piatto sta creando una “naturalezza artificiale” tanto da rendere impossibile discernere tra un sapore naturale ed il corrispondente chimico. Tutto è iniziato nel 1874 quando il dott. Wilhelm Haarmann creò il sostituto sintetico della vaniglia che chiamò vanillina. La Haarmann & Reimer riesce a trasformare i trucioli (tassativamente australiani) nell’aroma di fragole. D’altronde, è inimmaginabile credere che tutti i prodotti (compresi i profumi e detersivi) venduti nel mondo con l’aroma di fragole possano contenere fragole vere!

Questi famosi “trucioli australiani” utilizzati dalla Haarmann & Reimer con i dovuti accorgimenti possono tramutarsi in aroma di cacao, cioccolato, vaniglia, ecc. Pensate che la potente lobby degli aromi è riuscita a far riconoscere legislativamente queste miscele artificiali come “naturali”. Non è escluso (se già non succede) che un domani queste industrie chimiche creino degli aromi accattivanti dal letame, dai cadaveri animali, ecc. Anche in questo caso sarebbero aromi “naturali”; non ci voglio pensare!

I batteri, le muffe e gli enzimi sono, certamente, elementi naturali ma il loro utilizzo, grazie ai moderni metodi di alta tecnologia, per creare cibi ed aromi non è per niente naturale. Oggi, è possibile creare in laboratorio addirittura la carne artificiale utilizzando, in un certo modo, batteri ed enzimi. Naturale è quello che crea la natura, non quello che crea l’uomo attraverso la sua tecnologia. Pertanto, è fatto obbligo morale di citare la reale provenienza dell’aroma immesso in un cibo! Il grave problema odierno è quello di aver sovvertito la morale a vantaggio di pochi potenti e a discapito della gente e dell’intera natura.

Se, nel fare la spesa, il consumatore può in qualche modo scegliere i cibi esenti da aromi, diversamente è impossibilitato a sapere cosa c’è nei piatti del ristorante e della gastronomia da sporto. Per esempio, è difficile immaginare che la lasagna “bolognese”, l’hamburger di manzo, e tanti altri piatti tipici regionali proposti nei ristoranti possano contenere sostanze artificiali. Eppure, in molti di questi piatti tipici è nascosto l’aroma chimico!


Rocco Palmisano

https://www.viverealcalino.it/2019/10/18/la-chimica-nel-piatto-di-rocco-palmisano/

 


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