Difficoltà ad eseguire visite ed esami nelle strutture sanitarie pubbliche e difficoltà nella fruizione dei servizi sul territorio, inclusi i pronto soccorso. Sono queste le principali criticità evidenziate dagli italiani nel 2019 e che restano le stesse da cinque anni a questa parte.
A scattare la fotografia è la 23^ edizione del rapporto Pit Salute a cura di Cittadinanzattiva, da cui emerge come questi problemi "facevano già presagire quelli che durante l'emergenza da coronavirus sarebbero stati i punti più deboli del nostro Servizio Sanitario Nazionale". Il Rapporto contiene l'elaborazione delle segnalazioni gestite dalle sedi del Tribunale per i Diritti del Malato presenti sul territorio nazionale da gennaio a dicembre 2019 (in totale 13.720). Di queste, il 25,4% riguarda la difficoltà di eseguire prestazioni sanitarie, mentre il 19,7% riguarda l'assistenza territoriale, e in questo caso la maggior parte si riferisce alla presa in carico ospedaliera per i ricoveri e all'accesso al pronto soccorso, ovvero ai momenti in cui i cittadini si confrontano con l'organizzazione dei servizi. Al terzo posto tra le segnalazioni, la sicurezza delle cure e la presunta malpractice: preoccupante è l'impennata di segnalazioni in questo settore, passate dal 10,5% del 2018 al 17,3% del 2019. Una voce trasversale a tutti i settori presi in considerazione è poi quella relativa ai costi del servizio: il trend degli ultimi cinque anni mostra una crescita dal 9,2% al 13,5% e include il ticket come l'intramoenia. "I nodi purtroppo vengono al pettine - dichiara Antonio Gaudioso, segretario generale di Cittadinanzattiva - e l'esplosione della pandemia ha fatto emergere in tutta la sua drammaticità il tema dell'accesso alle prestazioni e dell'assistenza territoriale, due ambiti da anni sottoposti a continui tagli di risorse economiche e di personale".
Per Andrea Mandelli, presidente della Federazione degli Ordini dei farmacisti Italiani (Fofi), i dati confermano che “anche quest'anno l'elemento fragile del nostro sistema sanitario è l'assistenza territoriale. Il rapporto sottolinea che non c'è una presa in carico effettiva del paziente sul territorio - prosegue Mandelli -. Nei mesi del lockdown, i farmacisti di comunità sono stati il riferimento sempre accessibile e, come abbiamo detto da tempo, non si può rimandare oltre la creazione di una rete interprofessionale sul territorio, che veda il medico di medicina generale, il farmacista e l'infermiere collaborare per non lasciare mai solo il paziente".
Per Andrea Mandelli, presidente della Federazione degli Ordini dei farmacisti Italiani (Fofi), i dati confermano che “anche quest'anno l'elemento fragile del nostro sistema sanitario è l'assistenza territoriale. Il rapporto sottolinea che non c'è una presa in carico effettiva del paziente sul territorio - prosegue Mandelli -. Nei mesi del lockdown, i farmacisti di comunità sono stati il riferimento sempre accessibile e, come abbiamo detto da tempo, non si può rimandare oltre la creazione di una rete interprofessionale sul territorio, che veda il medico di medicina generale, il farmacista e l'infermiere collaborare per non lasciare mai solo il paziente".
https://www.federfarma.it/Edicola/Filodiretto/VediNotizia.aspx?id=22007&titolo=XXIII-Rapporto-Pit-Salute-di-Cittadinanzattiva-accesso-alle