Il 90% di chi ha più di 65 anni assume quotidianamente farmaci per sopravvivere. Eppure con uno stile di vita sano è possibile cambiare le cose in poche settimane e vivere (e morire) senza malattie. “Noi siamo responsabili della nostra salute: se ti ammali di una malattia invalidante, se finisci su una sedia a rotelle, rovini la vita alla tua famiglia. È ora di riflettere sulle nostre responsabilità”. Ad affermarlo è in un articolo pubblicato su Corriere Franco Berrino.
Il noto medico ed epidemiologo afferma: “La storia ci insegna che le istituzioni non sono interessate alla prevenzione ma che sono legate alla logica del business per cui i malati sono redditizi. Si occupano di assistenza certo, ma non parlano quasi mai di prevenire le malattie attraverso lo stile di vita”.
“L’ambiente in cui viviamo non favorisce il cambiamento – afferma Berrino - l’industria alimentare domina il mercato e dobbiamo darci da fare per trovare il cibo vero, non le sue trasformazioni industriali. E l’organizzazione della vita è tale per cui è difficile avere il tempo e lo spazio per l’attività fisica, ma dobbiamo fare piccole e importanti scelte come quella di spegnere la tv e andare a fare una passeggiata”.
Nel libro “Ventuno giorni per rinascere” scritto da Berrino insieme all'esperto di meditazione Daniel Lumera e a David Mariani, allenatore professionista, viene proposto un cammino di tre settimane per renderci più sani, longevi, gioiosi e più giovani. L'intento del libro è quello di proporre un percorso possibile a tutti ed una serie di strumenti teorici e pratici per migliorare la propria quotidianità nella sfera dell'alimentazione, della meditazione e del movimento fisico, “uno dei farmaci più potenti mai inventati”.
Tutto, come spiegano gli autori, parte dall'acquisire la consapevolezza che spetta a noi la responsabilità della nostra salute.
Migliorando lo stile alimentare si potrebbe ridurre l'incidenza delle principali malattie croniche di una proporzione variabile fra oltre l'80% (diabete) e il 30% (tumori maligni). Lavorando all’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano per anni Berrino ha concentrato i suoi studi nel capire come “cambiare l’alimentazione al fine di cambiare il nostro ambiente interno, in modo che le eventuali cellule tumorali non si riproducano”.
“Mi sono presto reso conto – spiega Berrino - che bisognava lavorare sulla prevenzione delle malattie, ed oggi ne sono più convinto che allora. Il mio piccolo sentiero di cambiare le cose era promuovere la prevenzione delle malattie”.
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