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Sui vaccini sarà possibile andare oltre l'obbligo?

Written by CYBERMED NEWS
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Dopo appena quattro mesi dall'entrata in vigore della legge sui vaccini, un bilancio non è possibile. Perché le Regioni hanno agito finora in ordine sparso, i dati sono disomogenei e i tempi per mettersi in regola per completare la profilassi prevista, con i bambini più piccoli degli asili nido e a salire fino alle scuole superiori, sono lunghi. Dalle poche notizie diffuse sembra che l'adesione alla obbligatorietà sia stata recepita. Ma come potrebbe essere diversamente?

La punizione per i più piccoli non vaccinati - divieto di accesso ai “nidi” - è molto severa. Eccessiva. E tanti genitori, seppure a malincuore, si sono giustamente adeguati. Tuttavia sembra che alcune decine e decine di migliaia di famiglie, con figli più grandicelli, non avrebbero accettato - finora - l’obbligo. Però solo quando le Regioni compileranno le liste delle vaccinazioni si potrà sapere con maggior precisione quanto avrà funzionato la legge 119.

Per il momento si hanno appunto soltanto dati parziali. Ad esempio la Lombardia nelle scorse settimane fa ha comunicato che oltre 37mila ragazzi a Milano non avevano ancora presentato la documentazione alle scuole. Non pochi. D'altronde è la stessa legge a favorire una scarsa adesione alla vaccinazione degli iscritti alle scuole fino ai 16 anni: come è arcinoto per questi studenti basta una multa - da 100 fino a 500 euro - pagata dai genitori e i vaccini possono restare negli armadietti degli studi medici.

Sarebbe poi interessante sapere cosa sta accadendo nelle scuole dove i non vaccinati sono più di due per aula (limite consentito): gli "esuberi" vanno in classi differenziate, "vaccino free"? E a proposito di differenze, essendo il nostro un paese a macchia di leopardo, avremo territori nei quali la copertura richiesta sarà largamente superata e altri che resteranno al di sotto? Cosa accadrà quando verranno tirate le somme? Si terrà conto della percentuale media nazionale, oppure si potranno introdurre norme parziali per avviare una riduzione progressiva dell'obbligo?

 

Questo aspetto non è secondario. Larga parte del mondo medico/sanitario/scientifico, che ha appoggiato fin dall’inizio la legge Lorenzin, ha sostenuto che la strada migliore per la vaccinazione è l'adesione volontaria e che l'obbligo è un provvedimento inevitabile, e al tempo stesso temporaneo. L'argomento è stato toccato marginalmente nel dibattito parlamentare, però non accantonato. A farsene interprete Patrizia Manassero, Pd, della commissione Sanità, con la relazione che illustrava il decreto.

"Nel momento in cui si interviene con la decretazione è necessario bilanciare le responsabilità tra le famiglie e la parte pubblica. Abbiamo voluto lavorare sui seguenti punti: la realizzazione di campagne informative ampie e veritiere; una informazione dedicata a rassicurare le famiglie, per portarle a un approccio convinto e sereno alla vaccinazione; la predisposizione di un'anagrafe vaccinale nazionale integrata tra ministero e Regioni, utile a monitorare sia le vaccinazioni che gli eventi avversi (effetti collaterali), strumento indispensabile sia per le valutazioni scientifiche e statistiche sulle immunizzazioni, sia per il cittadino, per avere memoria del proprio stato di copertura vaccinale; rafforzare la formazione e l'informazione di tutto il personale sanitario; introdurre la farmacovigilanza puntuale, che rafforzi le segnalazioni degli eventi avversi (effetti collaterali) alla vaccinazione, controllandole e rendendole pubbliche in modo trasparente e puntuale; rispettare l'attuazione dei nuovi LEA".

E a seguire Manassero affrontava il punto cruciale, lo spartiacque: "Per raggiungere gli obiettivi di copertura vaccinale è importante utilizzare contemporaneamente e sussidiariamente i due strumenti dell'obbligatorietà e la proposizione e adesione attiva, con l'auspicio di poter raggiungere quanto prima nel tempo, il superamento dell'obbligo".

Conoscendo il ruolo avuto dal Partito democratico, come maggiore forza di governo che di ultra-sostenitore del progetto ministeriale, si può pensare che quelle parole siano state fumo negli occhi degli oppositori. Ma se si pronunciano in Parlamento restano agli atti. Si tratterà di capire se, come e quando si potrà invertire la rotta. Basterà il 95 per cento di copertura vaccinale o servirà una base più ampia per assicurare un’immunità “di gregge” di lunga durata? E la percentuale sarà uguale per tutte le patologie, pur sapendo che in alcuni casi un numero alto di vaccinazioni non rappresenta un argine sicuro contro la diffusione della malattia? Da questo punto di vista il morbillo si comporta in modo discontinuo e anomalo, ed è stato studiato come "il paradosso del morbillo".

Durante il dibattito in Senato, Maurizio Romani, del gruppo misto, ha ricordato che gli studi sulle epidemie in Quebec, in Canada e in Cina "attestano che persistono focolai di morbillo anche quando la conformità alle vaccinazioni è nella massima clausola (95-97% o persino 99%). Ciò è dovuto al fatto che anche nei pazienti con risposta al vaccino elevato, gli anticorpi indotti dal vaccino sono diminuiti nel tempo".

Se resta aperta una porta "sanitaria/sociale" - fortemente richiesta da decine di migliaia di famiglie free e no-vaxx - quella giurisdizionale adesso è chiusa. Tre diverse decisioni hanno spento qualsiasi speranza di blocco, o di intralcio, della legge per via legale. Il Consiglio di Stato si è pronunciato per primo il 26 settembre, rispondendo così ad un quesito del presidente del Veneto, Luca Zaia: "Già a decorrere dall'anno scolastico in corso, trova applicazione la regola secondo cui, per accedere ai servizi educativi per l'infanzia e alle scuole dell'infanzia, occorre presentare la documentazione che provi l’avvenuta vaccinazione".

E la Corte Costituzionale, in seguito a due ricorsi presentati dagli avvocati di Zaia, il 22 novembre ha dichiarato che il decreto che impone le vaccinazioni obbligatorie è legittimo, e che le misure adottate toccano al Parlamento: "Le misure in questione rappresentano una scelta spettante al legislatore nazionale. Questa scelta non è irragionevole poiché volta a tutelare la salute individuale e collettiva e fondata sul dovere di solidarietà nel prevenire e limitare la diffusione di alcune malattie".

La terza porta è stata chiusa dal Tribunale dell’Emilia Romagna, la settimana scorsa, rigettando il ricorso dei genitori di una bambina, che avevano presentato domanda di iscrizione per la figlia al nido d'infanzia sia a Carpi che a Correggio, esercitando il diritto alla non vaccinazione obbligatoria per obiezione di coscienza. Secondo il Tribunale “nessun atteggiamento discriminatorio" è stato rilevato nei comportamenti dei Comuni di Carpi e Correggio e della Regione Emilia-Romagna, in merito alle vaccinazioni obbligatorie per i bimbi iscritti a nidi e scuole materne, e “...il sacrificio di una convinzione personale, imposto dall'obbligo vaccinale e dalla sua previsione quale condizione di accesso ai servizi per l'infanzia, è del tutto proporzionato e giustificato dall'esigenza di tutela di valori superiori”.

Ma nelle motivazioni della sentenza c’è qualcosa in più. Molto opinabile. “Di nessun pregio - secondo i giudici - sono le considerazioni dei ricorrenti secondo cui al momento non vi sarebbe un'emergenza sanitaria da rischio epidemico tale da giustificare le misure adottate dal legislatore e, di conseguenza, dalla pubblica amministrazione": si tratta di "affermazioni prive di qualsiasi fondamento, fattuale e scientifico". Il Tribunale avrebbe dovuto informarsi meglio, perché esponenti della comunità scientifica, come i ricercatori della qualificata associazione Cochrane, hanno contestato con forza l'esistenza di una emergenza sanitaria.

L’unica urgenza era semmai rappresentata dalla diffusione del morbillo. E come non bastasse, i giudici sono intervenuti sulle diverse decisioni vaccinali per fasce d’età. “Quanto alla disparità di trattamento tra i bambini sotto i 6 anni e i bambini di età superiore a 6 anni - scrivono nelle motivazioni della sentenza - anche in questo caso la stessa appare del tutto rispondente ai principi di proporzionalità e ragionevolezza in quanto giustificata dal fatto, notorio e non smentito dalle prospettazioni dei ricorrenti, per cui i rischi di contagio più elevati si registrano tra i bambini che frequentano i servizi educativi per l'infanzia e le scuole dell'infanzia", o "che comunque frequentino luoghi in cui vi sia la presenza contemporanea di bambini di più famiglie".

È un punto di vista rispettabile. Ma parziale. Perché se prendiamo il caso del morbillo sono evidenti due aspetti: l’incidenza della malattia è sicuramente più alta tra i più piccoli, però tra i quasi cinquemila infettati nel 2017, i tre/quarti risultano di età superiore ai 16 anni. Non a caso molti studiosi pro/decreto si sono pronunciati per la vaccinazione obbligatoria per gli adulti, e in particolare per il personale scolastico e sanitario. Un dato di fatto che probabilmente non è stato preso in esame. Comunque su questo fronte ogni tentativo di ricorso futuro sembra destinato a naufragare.

Una sentenza della Corte Europea potrebbe aver lasciato aperto un varco ai contenziosi, stabilendo un principio di giurisprudenza per tutta l’Unione Europea. Lo ha ricordato in Senato proprio Romani: “Non è necessaria la prova medico-scientifica per stabilire un nesso tra la somministrazione di un vaccino e la malattia che colpisce in seguito un paziente. Sono sufficienti indizi, purchè siano “gravi, precisi e concordanti”. Non serve più la prova certa che la patologia sia stata causata direttamente dalla somministrazione del vaccino e sono considerati “indizi sufficienti” da parte del giudice: il fatto che la malattia sia insorta a poca distanza dalla vaccinazione; l’assenza di precedenti medici personali e/o familiari; l’esistenza di un numero significativo di casi repertoriati della comparsa di una determinata malattia in seguito alla somministrazione. "Quest’ultimo punto è sicuramente il più dirimente" secondo Romani, "anche se spetterà al giudice quantificare quel numero considerato significativo e questo apre la porta a valutazioni discrezionali. Quindi ci saranno valutazioni caso per caso, ma senza l’obbligo della conferma medico-scientifica".

È azzardato ipotizzare che - nei casi di effetti avversi seri - fioccheranno denunce che alimenteranno sicuramente altre polemiche contro i magistrati (con il solito corollario di "non sono i giudici a dettare le regole scientifiche" e altri bla-bla-bla del genere)? Va aggiunto però che la Consulta con la sentenza n.268 depositata ieri ha dichiarato “costituzionalmente illegittima la legge n. 210 del 1992 nella parte in cui non prevede il diritto a un indennizzo in favore di chiunque abbia subito una menomazione permanente dell'integrità psico-fisica in seguito alla vaccinazione contro il virus influenzale, purché sia provato il nesso di causalità tra l'una e l'altra”. Quindi, secondo la Corte Costituzionale, sia per i vaccini obbligatori che per quelli raccomandati il rapporto causa/effetto dovrebbe essere dimostrato.

Rimane un problema politico da prendere in esame. Perché per cambiare la 119 sarebbe necessaria una diversa maggioranza, in grado di avere i numeri di voti necessari. A bocce ferme, questa non mi sembra un’ipotesi concreta. Nel centro-destra Forza Italia ha dato pieno appoggio al governo per fare approvare la legge, mentre la Lega è apparsa oscillante tra l'opposizione di Zaia e il possibilismo conciliante del presidente della Lombardia, Maroni. Nel centro-sinistra, ovviamente il Pd non ha alcun interesse a rimettere mano ad un provvedimento per il quale si è speso totalmente, segretario Renzi per primo. Il “terzo polo”, quello del Movimento 5 Stelle, che si è battuto nelle piazze e in Parlamento contro la legge, dopo essersi liberato dell’immagine di “anti-vaccinista”, difficilmente sarebbe disposto a ridiscutere tutto. E sono convinto che non pochi si opporrebbero ad un ritorno al pre-decreto. Né si può essere tanto ingenui da pensare che il lobbismo farmaceutico resterebbe a guardare.

Siamo in ogni caso nella fantapolitica. La realtà è che il 28 luglio di quest’anno è stata scritta una pagina inedita per la politica sanitaria mondiale, con l’estensione dell’obbligo a dieci vaccini. Perché se è vero - e lo è - che la vaccinazione rappresenta l’arma sanitaria più importante della storia della medicina dal secolo scorso ad oggi, che ha salvato e salva milioni e milioni di persone, resta sempre il dubbio su quale sia la strada migliore per ottenere il massimo risultato. La risposta data dall'Italia - e che sarà imitata (sicuramente dalla Francia) - è stata accompagnata da una guerra feroce tra opposti partiti, da un odio e un rancore reciproci tra pro e no-vaxx, da un uso distorto dell’informazione ad ogni livello (le bufale e le fake news sono state “sulla bocca” di tutti), da aggressioni verbali senza precedenti (quando mai nei confronti di madri e padri in buona fede sono state dette frasi tipo questa: “Siete solo un branco di somari raglianti. Facebook vi ha illuso di contare qualche cosa con la vostra mente atrofizzata e con il vostro italiano claudicante. Invece non contate nulla, dovete solo essere messi in condizione di non nuocere..."?).

Sono stati mesi lunghissimi, più violenti e brutali che di sincero e vero confronto, durante i quali è stata imposta una scelta (politica) affrettata, creando un clima di intolleranza che durerà a lungo. Si è fortemente incrinato un rapporto fiduciario nella comunicazione al cittadino (e non tanto per responsabilità dei social network, definiti superficialmente come veicolo di fake news). D'altronde una delle più significative debolezze della nostra Sanità risiede proprio nella fragilità del rapporto tra camici bianchi e pazienti, e nella incapacità delle strutture e degli operatori di informare in modo completo e puntuale sui benefici e i rischi di qualsiasi atto medico/sanitario.

Non pensare che in questo buco nero sarebbero "caduti" anche i vaccini è illusorio. E quanto è stato deciso da una maggioranza parlamentare anomala (Pd e Forza Italia), è stato desiderato da una larga parte di italiani poco propensi alla discussione e molto favorevoli alla punizione, mentre è stato subìto come coercizione da una non marginale minoranza di famiglie, anche se spesso ideologica e settaria. Perciò per molto tempo rimarrà in piedi un muro. Che non potrà essere facilmente abbattuto da una una lacunosa legge.

 

http://www.informasalus.it/it/articoli/vaccini-andare-oltre-obbligo.php


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