Attraverso un esercizio fisico costante è possibile modificare la composizione del microbiota intestinale: le modifiche riguardano sia la composizione dei batteri che il loro profilo metabolico, facendo prevalere ceppi produttori di acidi grassi a catena corta, con un effetto anti-infiammatorio e protettivo per la salute delle cellule intestinali.
È quanto emerge da uno studio pubblicato su Medicine & Science in Sports & Exercise e condotto da ricercatori della University of Illinois di Urbana-Champaign (Usa). Lo studio ha dimostrato che l’allenamento induce delle alterazioni sia sulla composizione, che sulla funzione del microbiota umano. Tali alterazioni risultano dipendenti dalla presenza o meno di obesità, ma sono indipendenti dalla dieta.
I ricercatori americani hanno sottoposto a sei settimane di allenamento (3 giorni a settimana di allenamento di resistenza) 18 soggetti magri e 14 soggetti obesi: tutti avevano in precedenza con abitudini sedentarie. L’allenamento, nel corso delle settimane,è stato portato da 30 a 60 minuti al giorno e da un’intensità moderata ad una strenua (cioè fino al 75% della riserva di frequenza cardiaca, HRR).
I partecipanti allo studio sono tornati poi ad una vita sedentaria per un periodo di washout di sei settimane. A tutti sono stati prelevati campioni di feci prima e al termine del periodi delle sei settimane di allenamento e dopo il periodo di sei settimane di sedentarietà.
L’analisi del microbiota ha rivelato che l’esercizio induce alterazioni nella composizione del microbiota, variabili in base alla presenza o meno di obesità. Ll’esercizio fisico aumenta le concentrazioni fecali di acidi grassi a catena corta (SCFA), in particolare di butirrato, nei soggetti magri, ma non in quelli obesi. Sono state riscontrate parallelamente alterazioni nell’attività metabolica del microbiota che riflettono alterazioni nei geni e nelle specie batteriche capaci di produrre acidi grassi a catena corta. Una volta tornati ad una vita sedentaria, le alterazioni indotte dall’esercizio svaniscono praticamente del tutto.
“Il significato di questi risultati è che ci sono chiare differenze di risposta del microbiota all’esercizio, a seconda che si sia magri o obesi. In futuro condurremo ricerche ad hoc per cercare di comprendere cosa determina questa diversa risposta”.
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