«La spesa sanitaria delle famiglie nel 2016 sfiora i 40 miliardi di euro: il dato è reale, ma le previsioni 'catastrofiche' del Censis sono un falso allarme». Lo evidenzia in una nota Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, che commenta i dati del rapporto Censis- Rbm Salute.
«Gli inquietanti dati del Censis - prosegue la nota di Gimbe - anche quest'anno proiettano su oltre 60 milioni di persone i risultati di un'indagine commissionata da RBM Salute e realizzata tramite un questionario strutturato somministrato ad un campione rappresentativo di 1.000 adulti in Italia. Numerose le criticità metodologiche.
Inoltre, l'analisi dettagliata della spesa out-of-pocket permette di mitigare ampiamente l'entità del perché dei 40 miliardi: ad esempio, 1.310 milioni sono relativi all'acquisto di farmaci di fascia A, virtualmente a carico dell'Ssn, ma che i cittadini acquistano in autonomia per loro volontà, 5.900 milioni sono destinati a prodotti omeopatici, erboristici, integratori, nutrizionali, parafarmaci».
«Lo 'spacchettamento' della spesa delle famiglie - precisa Cartabellotta - confuta di fatto l'ipotesi che gli esborsi dei cittadini siano destinati esclusivamente a fronteggiare le minori tutele pubbliche: infatti, almeno il 40% non viene speso per beni e servizi indispensabili a migliorare lo stato di salute, bensì soddisfa bisogni condizionati da consumismo, pseudo-diagnosi e preferenze individuali».
«Gli inquietanti dati del Censis - prosegue la nota di Gimbe - anche quest'anno proiettano su oltre 60 milioni di persone i risultati di un'indagine commissionata da RBM Salute e realizzata tramite un questionario strutturato somministrato ad un campione rappresentativo di 1.000 adulti in Italia. Numerose le criticità metodologiche.
Inoltre, l'analisi dettagliata della spesa out-of-pocket permette di mitigare ampiamente l'entità del perché dei 40 miliardi: ad esempio, 1.310 milioni sono relativi all'acquisto di farmaci di fascia A, virtualmente a carico dell'Ssn, ma che i cittadini acquistano in autonomia per loro volontà, 5.900 milioni sono destinati a prodotti omeopatici, erboristici, integratori, nutrizionali, parafarmaci».
«Lo 'spacchettamento' della spesa delle famiglie - precisa Cartabellotta - confuta di fatto l'ipotesi che gli esborsi dei cittadini siano destinati esclusivamente a fronteggiare le minori tutele pubbliche: infatti, almeno il 40% non viene speso per beni e servizi indispensabili a migliorare lo stato di salute, bensì soddisfa bisogni condizionati da consumismo, pseudo-diagnosi e preferenze individuali».
http://www.federfarma.it/Edicola/Filodiretto/VediNotizia.aspx?id=17295&titolo=Gimbe,-previsioni-su-spesa-sanitaria-sono-un-falso-allarme