“Siamo assolutamente contrari e amareggiati dell’uso politico e strumentale che è stato fatto e si continua a fare intorno a un tema così delicato e importante come le vaccinazioni. L’obbligo di una determinata serie di vaccinazioni deve rispondere esclusivamente a motivazioni di carattere scientifico ed epidemiologico”.
È quanto afferma la CISL Emilia Romagna in merito all'estensione dell'obbligo vaccinale anche agli operatori sanitari. In base ad una delibera ad hoc approvata dalla giunta comunale, infatti, a medici, infermieri, ostetriche non sarà più possibile lavorare in oncologia, ematologia, neonatologia, ostetricia, pediatria, malattie infettive, nei pronto soccorso e nei centri trapianti se non sono immuni (per aver già sviluppato la malattia o per essersi vaccinati) nei confronti di morbillo, parotite, rosolia e varicella. Al momento le patologie sono quattro ma potrebbero diventare presto di più.
“Riteniamo che l’Assessorato avrebbe dovuto convocare le Confederazioni sindacali prima di assumere una delibera su un tema così importante e delicato, che coinvolge non solo una fetta consistente di operatori sanitari ma l’intera cittadinanza e l’organizzazione sanitaria della nostra regione”, riferisce la CISL Emilia Romagna.
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