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Mindset

Sample ImageL’elemento che più di ogni altro determina la percezione di una malattia è il vissuto che la accompagna. Per poterlo comprendere è necessario dare direttamente «voce» al bambino, accogliendo le sue modalità espressive e ascoltandone le esperienze di ospedalizzazione. Solo così è possibile capire come il bambino vive e si rappresenta la malattia, di cosa ha bisogno per affrontarla, quali aspetti della relazione di aiuto sono per lui i più efficaci.
Nello svolgimento della ricerca, di cui questo libro riassume gli esiti, si è scelto di ascoltare direttamente i bambini, andandoli a incontrare nel luogo di cura.  Le forme espressive di grande libertà – il disegno, la scrittura, la poesia – accompagnate dalla ricerca di amicizie, dal gioco e, soprattutto, dall’ascolto empatico da parte degli adulti, hanno consentito ai bambini di rivelare i loro sentimenti.
Le risposte emotive del nucleo familiare, le modalità di erogazione della cura e le caratteristiche del luogo in cui si affronta il processo di guarigione, viste e narrate con gli occhi dei bambini malati, ci consentono di vedere sotto una luce nuova alcune delle problematiche connesse all’ospedalizzazione in età pediatrica.
Oltre a offrire concreti spunti formativi e nuove conoscenze per aiutare quanti operano nell’ambito della malattia pediatrica e della relazione di aiuto, i risultati di questa indagine hanno valenze riferibili a tutto il mondo dell’infanzia.
Emerge con chiarezza che quando il bambino ha l’opportunità di esprimersi, impara ad avere meno paura del proprio mondo interiore e riesce a far fronte anche ad eventi eccezionali e ad emozioni penose. Ogni volta che interviene attivamente su decisioni che lo coinvolgono, si abitua a fare altrettanto anche nelle situazioni ordinarie, imparando l’importanza della partecipazione attiva nella società in cui vive.
La capacità di far sentire la propria voce in modo costruttivo di fronte a un problema diventa così uno strumento inestimabile nel suo processo di crescita.
Sample ImageNegli ultimi anni si sta assistendo a un interesse sempre più specifico verso l'applicazione clinica della psicologia in ambito ospedaliero, con metodologie e interventi mirati. L'apporto dello psicologo, al di là dell'intervento di tipo diagnostico e terapeutico, è mirato alla cura della «qualità di vita» del paziente ospedalizzato, del suo contesto relazionale ed è rivolto anche al personale medico e paramedico.
Nel volume vengono esaminati i protocolli già sperimentati (e già applicati in alcune strutture ospedaliere) e il ruolo che la psicologia può avere in area ginecologica. Gli autori (psicologi, psicoterapeuti, psichiatri, ginecologi, chirurghi ginecologi, onco-ginecologi e bioetici) presentano con grande chiarezza le acquisizioni specifiche maturate sul campo, senza tralasciare alcun aspetto specifico dell'area ginecologica (il lavoro in corsia, protocolli di supporto chirurgico, l'area dell'oncologia ginecologica, aspetti di sessuologia, menopausa, bioetica e procreazione medicalmente assistita).
Si tratta di un testo che affronta il vissuto ospedaliero nella consapevolezza delle difficoltà ancora presenti ma con la finalità di riportare la malattia, oggi altamente e solamente medicalizzata, a una dimensione «umana e personale». Per evitare che la tecnologia, la burocrazia, l'«efficienza» rendano il rapporto Sanità-Paziente un contratto per curare quella «macchina biologica» che è il nostro corpo, trascurando la sua intrinseca interdipendenza con la psiche e dimenticandosi dell'attenzione che dev'essere invece prestata alla «persona» nella sua globalità.
Una storia tormentataPaola Binetti
UNA STORIA TORMENTATA

In un momento di acceso dibattito, a volte solo ideologico, sul tema della maternità e della paternità in condizioni di sterilità biologica, questo libro propone una riflessione di ampio respiro sullo scenario che ha permesso l’attivazione di proposte e di loro contrapposizioni. Coniugato tutto al femminile, il pensiero che percorre i vari capitoli si ispira a quella complessità che non può accontentarsi di visioni unilaterali né può ancorarsi a soluzioni che scotomizzano la realtà interiore. La generatività, per come emerge dalla visione d’insieme delle varie autrici, chiama in causa fattori di diversa natura che sono iscritti nella storia del singolo individuo e che trovano una loro eco più profonda nell’immaginario collettivo da cui scaturiscono. Il bisogno di procreazione è consustanziale al concetto di esistenza e merita tutta la nostra attenzione, ma è importante considerare il fatto che il superamento del limite biologico proposto dalla fecondazione assistita necessita di nuovi paradigmi teorici perché sia dato un senso - anche psicologico - all’evento della nascita. Non basta, infatti, superare un limite biologico per generare un figlio perché nella nostra tradizione storico-culturale esiste una stretta integrazione tra chi è portatore di desiderio e chi è portatore di materiale genetico. La modifica delle leggi e la messa a punto di nuove tecnologie consentono, seguendo un pensiero maschile, una nuova progettualità ma è solo attraverso un’elaborazione lenta e profonda che si possono cogliere e superare le ansie, le angosce, le contraddizioni e i tormenti che accompagnano ogni atto creativo.

paola binetti, neuropsichiatra infantile e psicoterapeuta, direttore del Dipartimento per la ricerca educativa dell’Università Campus Bio-Medico di Roma, è stata Presidente del Comitato Scienza & vita, che si è battuto per la difesa della legge 40 durante il referendum che ne chiedeva l’abrogazione. Membro del Comitato nazionale di Bioetica, attualmente Senatore della Margherita, è autrice di oltre 200 pubblicazioni nazionali e internazionali sul tema della famiglia, dell’educazione terapeutica e della formazione.
Prezzo: €16.00

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