L’emicrania rappresenta un importante fattore di rischio per la maggior parte delle malattie cardiovascolari. È quanto emerge da uno studio da ricercatori dell’università di Aarhus in collaborazione con i dipartimenti di epidemiologia e di neurologia dell’Università di Stanford (USA) al fine di quantificare il rischio di infarto, ictus, arteriopatia periferica, tromboembolismo venoso, fibrillazione o flutter atriale e scompenso cardiaco nei soggetti affetti da emicrania, rispetto alla popolazione generale, utilizzata come coorte di controllo.
Pubblicato sul British Medical Journal, lo studio ha coinvolto tutti gli ospedali e gli ambulatori ospedalieri danesi dal 1995 al 2013. In totale sono stati arruolati 51.032 pazienti con emicrania che sono stati confrontati con 510.320 persone della popolazione generale.
I risultati della ricerca indicano che i soggetti con emicrania presentano un rischio assoluto più elevato degli eventi contemplati nello studio rispetto alla popolazione generale.
Dopo 19 anni di follow-up le incidenze cumulative di eventi dei soggetti emicranici confrontati con quelli della popolazione generale sono state rispettivamente: 25 contro 17 per l’infarto (aumento di rischio del 49%); 45 contro 25 per l’ictus ischemico (aumento di rischio del 226%); 11 contro 6 per lo stroke emorragico (aumento di rischio del 94%); 27 contro 18 per il tromboembolismo venoso (aumento di rischio del 59%); 47 contro 34 per fibrillazione o flutter atriale (aumento di rischio del 25%). Non sono state invece riscontrate associazioni significative tra emicrania e scompenso cardiaco o arteriopatia periferica (13 contro 11 casi l’arteriopatia periferica; 19 contro 18 per lo scompenso cardiaco).
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