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Nonostante qualche miglioramento negli ultimi anni, la gran parte della popolazione mondiale più povera non ha accesso ai farmaci più innovativi, a partire da quelli contro il cancro. Lo afferma il rapporto della Access to Medicine Foundation. Il documento ha valutato sette diversi aspetti delle politiche aziendali delle 20 principali multinazionali farmaceutiche, dalla donazione di terapie all'esistenza per alcuni paesi di programmi per l'accesso facilitato alla ricerca in corso su nuove molecole.

Dei 53 farmaci indicati dall'Oms come essenziali solo 37 hanno almeno un programma per l'accesso, spiegano gli autori, e il gap è ancora maggiore se si guarda alle molecole appena uscite sul mercato. Pur avendo il 65% dei malati di tumore, ad esempio, i paesi in via di sviluppo hanno una speranza di vedere nei prossimi anni solo il 5% delle nuove terapie antitumorali.

Va meglio per i farmaci delle malattie infettive che nel momento in cui escono dalla fase di ricerca e sviluppo hanno 'allegato' un programma per l'accesso nel 54% dei casi. «Tutti i gap sono ancora da coprire - spiega Jayasree Iyer, direttore esecutivo della fondazione -. E' fondamentale che le industrie farmaceutiche facciano in modo che le loro innovazioni non lascino indietro i più poveri».

Secondo il documento solo cinque aziende nel mondo stanno conducendo ricerche su malattie che l'Oms indica prioritarie, dalla leshmaniosi alla malaria. «Questo spiega quanto sia delicata la situazione - si legge nel rapporto - perché basta un solo soggetto che si ritira per avere conseguenze gravi».