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Un appello alle aziende del farmaco a «non alzare bandiera bianca e a non abbandonare la ricerca su Alzheimer e Parkinson», «prevedendo uno spostamento dell'interesse verso forme di demenze più lievi e una ricerca cooperativa che comporti la condivisione del rischio». Questo l'invito che arriva dal presidente della Società Italiana di Geriatria e Gerontologia (Sigg) Raffaele Antonelli Incalzi, in merito alla decisione del colosso farmaceutico Pfizer di abbandonare la lotta contro le malattie di Alzheimer e Parkinson. «La ricerca sulla terapia delle demenze degenerative - spiega all'ANSA - ha affrontato molte possibili vie, con risultati mediamente sconfortanti.

Ciò rende comprensibile la decisione della Pfizer di abbandonare la ricerca sull'Alzheimer. Tuttavia, esistono almeno 4 ragioni per non condividerla». Innanzitutto, chiarisce, «la mancata prova di efficacia di singoli farmaci non esclude la potenziale utilità di interventi combinati che varrebbe la pena tentare». In secondo luogo, «spostare l'attenzione della ricerca su una fase più precoce di malattia, come il mild cognitive impairment, potrebbe evidenziare qualche effetto positivo che non va sottovalutato». Inoltre, osserva, «la difficoltà rilevata potrebbe anche indurre a una ricerca cross-companies, che non è usuale, ma può giustificarsi in questi casi». Se la possibilità di successo è giudicata minima, sottolinea, «la condivisione del rischio e di competenze tecniche, ne limita l'impatto sul bilancio della singola azienda farmaceutica». Infine, «la partita in ballo è talmente importante», conclude Antonelli Incalzi, che «una decisione così seria, capace di disperdere un patrimonio umano e procedurale enorme, richiederebbe preliminarmente un audit o una consensus con enti regolatori o con una pluralità di scienziati indipendenti per vagliarne la fondatezza».