In troppe aree del mondo, soprattutto nei Paesi a basso o medio reddito, la conoscenza dell'autismo è ancora limitata e l'accesso alla diagnosi e ai trattamenti è di fatto precluso. La stessa ricerca scientifica è condotta in pochi Paesi, tutti ad alto reddito: l'86,5% dei casi di autismo identificati negli studi epidemiologici proviene infatti da Nord America, Europa e Giappone, lasciando il resto del mondo fuori dal monitoraggio.
Per reagire a questo squilibrio, segnalato dall'Oms, nasce all'Ospedale Bambino Gesù un network internazionale composto da clinici e ricercatori provenienti da 20 Paesi e 4 continenti. L'obiettivo è sviluppare e condividere protocolli di valutazione, diagnosi e trattamento "open-access", cioè senza copyright, quindi meno costosi e più facilmente accessibili, che possano essere applicati in ogni contesto sociale e culturale. Il network si riunirà per la prima volta a Roma in previsione della Giornata Mondiale della consapevolezza sull'autismo, il 2 aprile.
Nel comitato scientifico, oltre all'Italia, anche la Serbia, la Giordania, la Georgia, il Messico e il Brasile. Il progetto del Bambino Gesù, della durata di 4 anni, parte da un'esperienza pilota in Giordania dove, dal 2013, è attivo un progetto di collaborazione con l'Ospedale Italiano di Karak. A oltre 250 bimbi sono stati diagnosticati disturbi del neurosviluppo. I neuropsichiatri del Bambino Gesù hanno svolto incontri basati sull'adattamento del modello di "terapia cooperativa mediata dai genitori" dando indicazioni sulla stimolazione del bambino a casa e per la gestione quotidiana del disturbo e si sono occupati della formazione degli operatori.
«I progressi fatti - spiega il neuropsichiatra Giovanni Valeri - ci dicono che alcuni modelli di intervento, pur in forma semplificata, posso essere replicati con la stessa efficacia anche in contesti diversi». Secondo studi recenti, nel mondo 1 bimbo ogni 100 ha un disturbo dello spettro autistico e il fenomeno è in crescita. In Italia il problema coinvolge circa 500.000 famiglie.
Per reagire a questo squilibrio, segnalato dall'Oms, nasce all'Ospedale Bambino Gesù un network internazionale composto da clinici e ricercatori provenienti da 20 Paesi e 4 continenti. L'obiettivo è sviluppare e condividere protocolli di valutazione, diagnosi e trattamento "open-access", cioè senza copyright, quindi meno costosi e più facilmente accessibili, che possano essere applicati in ogni contesto sociale e culturale. Il network si riunirà per la prima volta a Roma in previsione della Giornata Mondiale della consapevolezza sull'autismo, il 2 aprile.
Nel comitato scientifico, oltre all'Italia, anche la Serbia, la Giordania, la Georgia, il Messico e il Brasile. Il progetto del Bambino Gesù, della durata di 4 anni, parte da un'esperienza pilota in Giordania dove, dal 2013, è attivo un progetto di collaborazione con l'Ospedale Italiano di Karak. A oltre 250 bimbi sono stati diagnosticati disturbi del neurosviluppo. I neuropsichiatri del Bambino Gesù hanno svolto incontri basati sull'adattamento del modello di "terapia cooperativa mediata dai genitori" dando indicazioni sulla stimolazione del bambino a casa e per la gestione quotidiana del disturbo e si sono occupati della formazione degli operatori.
«I progressi fatti - spiega il neuropsichiatra Giovanni Valeri - ci dicono che alcuni modelli di intervento, pur in forma semplificata, posso essere replicati con la stessa efficacia anche in contesti diversi». Secondo studi recenti, nel mondo 1 bimbo ogni 100 ha un disturbo dello spettro autistico e il fenomeno è in crescita. In Italia il problema coinvolge circa 500.000 famiglie.
http://www.federfarma.it/Edicola/Filodiretto/VediNotizia.aspx?id=16791&titolo=Autismo-troppi-Paesi-senza-accesso-a-diagnosi-e-trattamenti