La maggior parte dei pazienti diabetici (coloro che sono in genere anziani o che hanno una ridotta aspettativa di vita) può beneficiare di un controllo glicemico non eccessivamente rigoroso: è il parere dei medici americani dell'American College of Physicians, secondo cui un controllo dello zucchero nel sangue troppo severo potrebbe ingenerare più rischi che benefici. Resa noto sugli Annals of Internal Medicine, la consensus dei medici ACP è il risultato di una revisione delle evidenze cliniche in uso e degli studi pubblicati.
«Le prove oggi disponibili mostrano che per la maggior parte dei diabetici, raggiungere un livello di 'emoglobina glicata' (emoglobina cui sono appiccicate molecole di zucchero) tra 7 e 8 è il modo migliore per bilanciare a lungo termine il rapporto benefici/rischi tra glicemia sotto controllo ed effetti collaterali dei farmaci», spiega Jack Ende, presidente ACP. La misura della concentrazione di emoglobina glicata nel sangue è usata come indicatore del controllo glicemico che il paziente ha avuto negli ultimi 2-3 mesi.
«Il target glicemico va personalizzato sempre per massimizzare il rapporto benefici/rischi - spiega Stefano del Prato, dell'Università di Pisa - quindi è bene puntare a un controllo stringente nei giovani che non hanno ancora complicanze, mentre nei pazienti più complessi, anziani e con complicanze o con maggior rischio di ipoglicemie ci si può assestare su un controllo glicemico meno pressante».
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